sabato 23 aprile 2011

FEDERALISMO DOPO LA PRESENTAZIONE ALLE GIUBBE ROSSE

IL PROBLEMA DEI SOCIAL NETWORK

I moderni mezzi di socializzazione, come i social group, come FaceBook, difficilmente si prestano a diventare strumenti di scambio approfondito di idee. Perché?
Perché sono strutturati come una palestra dove gli interlocutori sono contemporaneamente anche pubblico, dove i destinatari sono sia conosciuti che non, dove si stabilisce una sorta di disparità psicologica rispetto a coloro che ci sono davanti.
Una palestra è una struttura di esibizione e non di scambio. Si va su facebook per apparire, per confermarsi, o per informare, propagandare. Quelle poche volte che ci sono, le contrapposizioni, assumono un tono violento proprio perché chi si contrappone percepisce di andar contro a ciò che ci si aspetta normalmente, cioè la convenzione omologante.
In uno scambio riflessivo invece la contrapposizione serena è d'obbligo, proprio per poter approfondire i problemi. In una palestra sociale ciò che si cerca è l'accettazione del gruppo, il proprio riconoscimento, la conferma del sé. La contrapposizione può valere solo per chi fa un'incursione in una palestra avversa e intenda limitare la sua presenza a quella incursione o a poche altre, non prevede insomma una permanenza, uno stare.

Tuttavia facebook è sostanzialmente una piazza in cui si depositano espressioni del proprio pensiero che possono essere lette e riflettute e ricevere risposte. Cosa impedisce che tale scambio possa essere riflettuto?

Lo abbiamo accennato: il fatto del rapporto fra lo scrivente e i propri possibili interlocutori, basato su una base di conoscenze diversificate. Basato inoltre su possibilità non decisionali (prive quindi di responsabilità) e su conoscenze personalizzate: generalità, gusti, desideri - cioè sul come si (intende) apparire. Questa struttura di base è inoltre rafforzata dalla consuetudine alla fretta con la quale si è soliti esser presenti sulla piazza 'sociale'.


UN TENTATIVO

Facciamo finta comunque che sia possibile selezionare un gruppo all'interno del gruppo delle presenze, un gruppo che ha avuto modo di conoscersi in altra occasione e che sia quindi possibile utilizzare FB come appendice di continuità rispetto a un dialogo già iniziato.

Facciamo finta che questo post non sia altro che la continuazione del dibattito iniziato alle Giubbe Rosse in occasione della presentazione di SCHEDA, sul tema del FEDERALISMO.

Personalmente vorrei tornare su pochi punti fra i numerosi che sono stati toccati, il tema dell'organizzazione rispettando le differenze e quindi il tema dell'identità e quindi il tema dei valori.


IL RISPETTO DELLE DIFFERENZE

L'organizzazione sociale centralizzata non può, per principio, rispettare le differenze, può solo mirare ad un ideale umano astratto, magari basato sulla giustizia, magari basato sulla libertà ma inevitabilmente omologante.

Cos'è infatti la libertà che non prevede decisioni importanti e che non le prevede in ambito sociale?
In una organizzazione centralizzata le scelte impositive sono prese al centro, gli impieghi economici sono decisi al centro, i candidati alla rappresentanza sono decisi al centro, il rapporto fra cittadini e rappresentanti sono rapporti di giudizio astratto operato attraverso mass media e la posizione dei cittadini è necessariamente esclusivamente passiva.
Cos'è la giustizia sociale? Non si tratta solo di eguaglianza economica evidentemente. La giustizia stabilisce i valori fondamentali che non possono che basarsi sulla conoscenza e coscienza della struttura sociale. Si tratta del riconoscimento e del rispetto dei ruoli che le varie figure assumono nella società, dove le persone hanno il valore generale umano irrinunciabile ma hanno anche un valore concretamente interno alla società per il ruolo che svolgono e per come lo svolgono e la giustizia è il rispetto di questa funzione che tiene conto delle umane debolezze ma che sa anche riconoscere i vari meriti, che sa sostenere e apprezzare.
Com'è possibile tutto ciò in una società in cui tutti i ruoli sono necessariamente lontani dal momento che niente è deciso in loco?

Il federalismo è quindi, prima di tutto, l'avvicinamento dell'organizzazione sociale alla percezione umana, al contatto umano, laddove gli uomini si possono conoscere e si possono distinguere per le loro specifiche differenze.


L'IDENTITÀ

Ma se l'organizzazione sociale deve riconoscere, adattarsi e sfruttare le differenze, di che differenze si parla?
Si parla di differenze di razza, di differenze etniche, di differenze di censo, di differenze individuali?

Parlando di organizzazione sociale le differenze da prendere in considerazione non possono che essere tali per cui le differenze individuali siano riconoscibili come parti di un insieme, di un insieme capace sia di funzionare che di appagare il senso della vita di coloro che vi appartengono.

Se "tutti gli uomini sono creati uguali" questa uguaglianza deve essere mantenuta ferma anche nel rispetto delle diversità individuali, etniche e razziali. Deve esserci una uguaglianza capace di accogliere il riconoscimento delle differenze che si intendono rispettare.
Diciamo allora che anche nel riconoscimento di differenze razziali ed etniche (cioè di quelle differenze che sono il portato ormai cristallizzato della storia precedente), tale riconoscimento non può sconfinare in una attribuzione diversificata di valore alle differenze riconosciute.

Tuttavia le differenze riconosciute confliggono e confliggono inevitabilmente. La globalizzazione ha portato alla convivenza nello stesso spazio sociale di provenienze assai diverse. Il mondo occidentale viene da un passato recente segnato dalla spinta al progresso, dall'abolizione sempre maggiore dei limiti alle libertà in campo religioso, nei rapporti uomo-donna, in campo sessuale, fino ad arrivare a libertà individuali nel campo dell'abbigliamento, del comportamento, del linguaggio. Nello stesso tempo questa spinta alla progressiva liberazione dell'individuo si trova a convivere con gruppi di cittadini che provengono da paesi in cui il passato recente ha portato non a una progressiva liberazione degli individui, ma ad un rafforzamento a legami sociali ancor più severi.
Questa contrapposta dinamica rende difficile la costruzione di una visione unitaria di una società di riferimento capace di mantenere fermo il rispetto generale originario del "tutti gli uomini sono creati uguali".
La società si va organizzando per prove ed errori, in modo frammentario, producendo isole umane di valore differenziato. Il privato delle varie etnie conviventi diventa sempre più ampio e nascosto rispetto al vissuto sociale. Le leggi della società si costituiscono cercando di ignorare le differenze che si mantengono nella privatezza delle famiglie o anche dei posti di lavoro per una difficoltà oggettiva di poterle accettare tutte nelle loro differenze.
Ciò che succede è che nei paesi occidentali le leggi generali ed evidenti sono quelle che si riferiscono al procedere progressivo, lasciando in ombra e sotto la legge le differenze di coloro che in gran parte vengono anche lasciati senza rappresentanza politica, senza possibilità elettorale.

In altri paesi, musulmani, o comunisti, o di altra tradizione, avviene una cosa simile e contraria: ciò che è reso palese legalmente è ciò che non contempla la libertà dell'occidente. Qui gli occidentali che non riconoscono quella legislazione vi si piegano formalmente senza accettarla intimamente. Esattamente come accade qui in modo complementare.

E tuttavia sia a livello internazionale che all'interno di ogni singolo paese la convivenza di queste diverse opzioni è inevitabile. È un problema di identità?


IDENTITÀ

Da un certo punto di vista sembrerebbe che proprio le diverse identità siano ciò che costituisce il problema. Infatti ogni identità si è costituita in ambienti relativamente isolati e proprio su tale isolamento ha costituito il proprio sistema che si è distinto dagli altri.
La Confederazione Svizzera rappresenta un esempio di federalismo teso a conservare delle identità costituite precedentemente all'unirsi federativo. Gli stati americani anche ma modellandosi su una comunanza di usi e costumi assai simili a tutto il territorio: lingua, approccio religioso, libertà costituzionali di tipo britannico. Mentre in Svizzera c'erano delle diversità molto maggiori a partire dalla lingua.
E tuttavia anche le differenze svizzere oggi si trovano di fronte a spinte che da una parte tendono a omogeneizzare (per esempio le minoranze linguistiche faticano a mantenersi anche nelle scuole sotto la spinta all'apprendimento dell'unicum inglese) e nello stesso tempo - e in qualche modo anche per la stessa tendenza omogeneizzante che tende a cancellare le vecchie differenze - si trovano a dover fare i conti con differenze nuove che non si disegnano in spazi diversi, cioè nei vecchi cantoni, ma si trovano a convivere negli stessi spazi.
Potremmo interpretare le spinte a ricorrere alle vecchie identità proprio come il colpo di coda che non può più reggere insieme il presente e che cerca quindi di non vedere o di abolire o di schiacciare quelle differenze con le quali si trova a convivere e con le quali non si riesce a trovare una sintesi.

Se si fa una piccola riflessione scopriamo per esempio che ciò che chiamiamo identità non è altro che la costruzione del nuovo, non è che la sintesi di diversità conviventi che ha saputo trovare il modo di unirsi rispettando quel valore originario e fondante che è "tutti gli uomini sono creati uguali".
L'impero romano ha unificato tradizioni estremamente diverse. L'impero britannico stesso ha portato elementi di uguaglianza in gran parte del suo impero. Elementi di uguaglianza che non hanno però impedito gli elementi di rottura. Ciò vuol dire che la spinta all'unificazione nel rispetto delle differenze trova dei limiti che sono soprattutto limiti geografici. Ma nello stesso territorio sembra che il problema dell'identità sia il problema del futuro nel senso che l'identità è il richiamo del futuro, nel senso che l'identità è una costruzione che guarda il futuro.

Cosa salvare del passato? Il principio originario: "tutti gli uomini sono creati uguali" e ciò che può esser salvato come presenza maggioritaria e funzionante, per esempio una lingua che subirà comunque parecchie commistioni, per esempio un canone artistico che pure dovrà saper accogliere altre commistioni.
Una libertà religiosa e di costumi che dovrà anche anche sapersi coniugare con la diversità e il rispetto dell'altro.


DOVE COSTRUIRE IL FUTURO?

Tutto ciò che deve esser fatto non potrà esser fatto se non verrà allestito un laboratorio funzionante, un incontro delle differenze che sappia incontrare il modo di convivere. Da questo punto di vista proprio il federalismo può costruire queste possibilità laboratoriali. Nessuna mente illuminata centrale potrà mai scoprire come mettere insieme le differenze che esistono e vivono insieme e che devono insieme trovare il modo di convivere.
Un federalismo che sappia intanto dare uguaglianza legale a ciò che "è stato creato uguale", cioè il riconoscimento di cittadinanza, la positività elettorale, la rappresentanza politica.

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