di Ignazio Fresu
A Pieve di Cento, sull'esempio delle grandi strutture europee nate negli ultimi decenni come centri permanenti di produzione e promozione culturale, è sorto, per volontà di Giulio Bargellini, un museo che rappresenta un'autentica novità in Italia nel rapporto tra il pubblico, l'arte e la cultura in generale.
Il Museo d'Arte delle Generazioni italiane del '900 "G. Bargellini", inaugurato nel 2000 si prefigge di creare uno spazio dedicato all'arte del passato e del futuro. Nasce non come luogo di mera conservazione dell'arte, ma come centro multimediale di promozione artistica e culturale. Realizzato e poi sviluppato seguendo il criterio ideativo di museo "in progress" da Giulio Bargellini, grande appassionato d'arte e mecenate che partendo con una collezione privata di rimarchevole rilevanza, ha fornito la base al primo nucleo del museo nella sua sede iniziale costituita dall'ex Silo Granario di Pieve di Cento eretto nel 1933.
La collezione oggi consta di ben più di 1000 opere di artisti italiani suddivisi per "Sale Generazionali" in una accresciuta grande struttura che raccoglie anche alcune opere di artisti storici del XX secolo come Afro, Balla, Birolli, Boccioni, Burri, Campigli, Capogrossi, Carrà, Casorati, de Chirico, Depero, Guttuso, Mafai, Manzù, Alberto e Arturo Martini, Melotti, Modigliani, Pirandello, Giò e Arnaldo Pomodoro, Prampolini, Severini, Vedova e Viani. Opere, alcune delle quali, significatamente scelte per essere state realizzate da questi artisti nella fase iniziale della loro carriera. Va segnalato, inoltre, che il Museo vanta anche alcune centinaia di opere della storica Collezione 8x10 di Cesare Zavattini.
Nelle intenzioni di Giulio Bargellini l'unicità del museo viene incontro all'urgenza per i collezionisti di confrontare gli artisti nati nei primi decenni del xx secolo. Personalmente ritengo che questa lodevole iniziativa si arricchisca trasversalmente dal recupero di quei percorsi meno noti e che sono propri dell'arte in Italia, i cui aspetti non sono di solo contorno,
ma affiancano importanti svolte, accompagnano i movimenti artistici determinando analiticamente il percorso dell'arte italiana nel suo divenire.
Esistono, e qui, per il periodo specifico considerato relativo ai primi quattro decenni del secolo sono molto ben rappresentati, una miriade di artisti che in ogni epoca ci guidano alla comprensione dell'arte e del momento storico-culturale, permettendoci una lettura non celebrativa di un passato più o meno mitizzato e, soprattutto, di un presente fortemente condizionato da elementi spuri quale il mercato. La scelta di non presentare le opere degli artisti più conosciuti, o almeno non in una dimensione tale da influire nell'insieme, può apparire arbitraria, si tratta, però, delle opere di artisti molto famosi pubblicate e mostrate di frequente nelle esposizioni e collezioni museali, in aste e fiere d'arte, artisti la cui rilevanza non è minimamente posta in dubbio.
La parte più considerevole delle opere esposte è, invece, di quegli artisti, tutti di primissimo livello, che non sempre hanno incontrato quel favore della critica o del mercato per essere conosciuti dal grande pubblico. Artisti non gregari ma il più delle volte anticipatori o "reinterpretatori" di forme artistiche che hanno avuto un ruolo importante al di là dell'influenza che la politica del profitto esercita anche in ambito culturale, guidata com'è dal mito "moderno" del neopositivismo che l'Occidente ha nei confronti dell'arte, per cui solo ciò che è assolutamente unico e ad ogni costo originale è realmente meritevole di considerazione in un'ingannevole e fuorviante competizione da guinness dei primati.
grande Ignazio, tu si che sei abituato ai Blogs!
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